UNA MANOVRA INADEGUATA, PENSIONI FISCO SVILUPPO SOCIALE, PER UN LAVORO DI QUALITA’ – ASSEMBLEA REGIONALE DI MOBILITAZIONE CGL – CISL -UIL

Intervento: Coordinatrice Giovani CISL Molise – Giovanna Testa

Buon pomeriggio a tutti i presenti e ben trovati. L’incontro di oggi, è uno dei tanti incontri che in tutta Italia si stanno tenendo come segno di mobilitazione della CGIL, CISL e UIL verso l’inadeguata proposta del governo sulla manovra di Bilancio. 

I temi della manovra sono quelli che riguardano l’intera società in maniera trasversale e che sempre più si trovano ad essere bistrattati dai governi di turno. Temi che tra di loro sono collegati e che riescono a produrre reazioni a cascata più o meno disastrose se non trovano la giusta programmazione e la giusta allocazione delle risorse economiche e investimenti strutturali. Se si dovesse seguire una logica nei temi della manovra, si dovrebbero mettere in fila in ordine temporale i temi LAVORO, FISCO, SVILUPPO SOCIALE, PENSIONI.

Se questa logica venisse adottata potrebbe trovare una concretezza nella crescita del paese tutto. Il lavoro rappresenta il motore di una nazione, il pane quotidiano di ogni persona sana e in grado di produrre valore sociale. Il lavoro deve trovare una regolazione consona alla tipologia di attività che si svolge e alle età lavorative, affinché si possa mettere in condizione il lavoratore di lavorare e di farlo in maniera dignitosa e proficua per se e per l’azienda.

La contrattazione collettiva quindi deve andare al passo con i tempi che cambiano e deve raggiungere tutti i lavoratori anche quelli ormai invisibili, occasionali, somministrati, stagionali. La tipologia di contratto non può segnare la discriminazione tra i lavoratori, perché part-time, perché determinati o perché una mansione sia più insignificante dell’altra. 

Fondamentale è il tempo di lavoro, l’orario lavorativo deve trovare la giusta modulazione, affinché possa dare la possibilità di condurre una vita serena in termini di sicurezza sul posto di lavoro e di orari o turni che concedano la giusta prestanza lavorativa. Il lavoro deve avere una remunerazione congrua, stabilita per legge e non lasciata alla mercè di imprenditori o aziende che mistificano il lavoro rendendolo un privilegio, o una merce di scambio. 

Lo scenario lavorativo che vivono i lavoratori odierni non è roseo per chi fortunatamente un lavoro ce l’ha ancora. Per chi non lo trova è sempre più difficile e frustrante, in particolare per i giovani. I giovani sono persone, non sono entità astratte o un fenomeno di cui tutti parlano ma che non è poi pervenuto. I giovani sono i nostri fratelli, le nostre sorelle, i nostri figli o nipoti. Coloro su cui spesso gravano le aspettative, ma che in pratica sbattono contro un muro di gomma. Sono spesso persone qualificate, professioniste, masterizzate che non hanno nemmeno l’opportunità di confrontarsi con il vero mondo del lavoro. Ma che si trovano ad accettare mansioni sottopagate, non regolate, quelle per fare tra virgolette ESPERIENZA. Si tratta di realtà parallele in cui i giovani si trovano a vivere spesso in silenzio per portare a casa i primi soldi della propria autonomia. Ma lo scacco è dietro l’angolo se il tempo passa e il lavoro non cambia, ma si stabilizza nella mediocrità di blande promesse di carriera. I giovani che hanno invece la fortuna di trovare lavoro nei settori per cui hanno studiato, spesso per la giovane età e inesperienza trovano contratti part-time, di prova, di tirocinio, apprendistato, a volte determinato. Tutte forme contrattuali che portano i giovani a doversi spendere anche in attività alternative per raggiungere una propria autonomia economica, con non pochi sacrifici. Teniamo conto poi, che i nostri giovani rimangono ancora a vivere dai genitori per non affrontare tutte le spese connesse all’autonomia di una casa propria, di un’auto, di utenze domestiche. Questo scenario è tanto triste quanto vero, purtroppo.

 

E allora come si fa a parlare di sviluppo in Italia se il LAVORO, e i GIOVANI non si mettono in moto in maniera seria, ponderata, funzionale all’economia e alla crescita economica e sociale. Come farà il paese a ritrovare una crescita demografica e ad invertire la tendenza dell’invecchiamento se le donne non avranno la possibilità di trovare lavori stabili, tutelati seriamente. Perché non dimentichiamo che le donne, le giovani donne si trovano a vivere doppiamente il dramma nel mercato del lavoro. Trovare il lavoro è già difficile di per sé, farlo ad un’età under 30 dà ancora speranza perché anche le aziende ne giovano con gli sgravi contributivi, ma essere over 35 diventa problematico. Ancor più se si hanno figli o si hanno le strane intenzioni di metterne al mondo uno o due. La questione diventa spinosa, l’azienda inizia a fare i suoi calcoli e la donna è fuori dal mercato. Lo è perché nessuno le dà una mano con i figli, non sempre ci sono asili o persone che possono tenere i bambini mentre la madre lavora, o i costi permettono di ovviare al problema. Per cui è più facile che la madre smetta di lavorare. 

Ciò determina un impoverimento del tessuto lavorativo, del valore del lavoro e nell’immaginario collettivo si creano sempre più remore nell’intraprendere un percorso lavorativo. È frustrante, e inaccettabile. Il lavoro ha cambiato volto, è diventato smart è ha trovato nuove forme, il telelavoro ci ha dimostrato quanto anche stando a casa, l’Italia abbia continuato la sua attività. Teniamo conto di quanto potrebbe offrire questo nuovo strumento alle donne, e quanto impatto potrebbe avere sulla società e sullo sviluppo sociale. Servono però infrastrutture adeguate, sostenibili, tecnologie sempre più all’avanguardia e alla portata di tutti, perché possiamo essere connessi sempre e ovunque e in grado di sviluppare relazioni, valore.

Ci sarebbe tanto da dire anche sugli esodati, coloro che si sono reinventati, coloro che grazie alla formazione hanno potuto re inserirsi nel tessuto lavorativo. Non tutti però hanno avuto la stessa volontà o fortuna e si trovano a pagare lo scotto di essere rimasti fuori dal mercato del lavoro per troppo tempo, diventando un peso per la società  e vivendo un dramma verso la pensione.

 

Le PENSIONI sono un altro tema cruciale della nostra bella Italia. La domanda è quella di sempre, chi pagherà le pensioni se il lavoro è sempre di meno? E i nostri giovani avranno la fortuna di arrivare alla pensione? oppure la pensione rimarrà una chimera? Beh, bisognerebbe toccare con mano la contribuzione che i giovani non hanno. Se i lavori sono sempre più precari, occasionali, part-time, quanto tempo servirà per arrivare alla pensione e che tipo di pensione sarà? I nostri pensionati arrivano alla pensione in diverse modalità, le età per uscire fuori dal lavoro non possono essere standard, e così alte. Se una persona esce dal mercato del lavoro, vuol dire che ha raggiunto i requisiti di età, o che non ce la fa più a lavorare in alcuni casi. Non si può considerare l’impiegato di banca che va in pensione, al pari di un operaio metalmeccanico. Vanno fatte delle distinzioni in merito che non possono attestarsi alla sola età anagrafica. 

Capiamo quindi che c’è bisogno di una inversione di tendenza a tutto tondo, che tenga conto dei giovani come motore del paese, attraverso il lavoro. I quali siano messi in grado di trovare stabilità e sicurezza lavorativa, tale da considerare il proprio paese un’opportunità in cui investire, tralasciando altri lidi.

Ciò è possibile con riforme serie, concrete di spessore e durata. Non si può continuare ad assistere ai lavori saltuari e all’ impoverimento delle professionalità presenti in Italia. Inoltre la contrattazione deve avere una regolazione fiscale più equa, e consona alla crescita del paese, un fisco che incoraggi le aziende ad assumere, che non metta in moto persone che poi si trovano al punto di partenza dopo pochi mesi.

 

Il lavoro deve essere di qualità. E’ questo lo scopo di questi incontri di mobilitazione.

In questa fase bisogna essere compatti nel presentare proposte vantaggiose per il paese e per il futuro del Paese. Non ci può più accontentare di promesse, di falsi miti, è ora di trovare una strada concreta che possa mettere l’Italia al passo con l’Europa. Che possa ridare lustro alle professionalità, alle eccellenze italiane in tutti i settori produttivi, evitando l’esodo dei giovani.

 Si presti attenzione ad incanalare i giovani sin da piccoli ad una prospettiva di crescita concreta. Si punti sul valore dell’esperienza scuola lavoro, su stage introduttivi e contratti finalizzati con le aziende che possano permettere ai giovani l’ingresso sereno nel mondo del lavoro. I giovani al contrario di quanto si pensi, sono votati al sacrificio, come tutti quelli che hanno fatto la gavetta. Ma nella nostra realtà la difficoltà si è amplificata, la possibilità di crescita, di carriera è ancora un film in bianco e nero. 

Ridiamo ai giovani il colore della vita con il LAVORO, NOI non chiediamo altro, MA SOLO INSIEME POSSIAMO FARLO.

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