Si è tenuta ad Isernia per il Molise, nella giornata del 18 settembre 2020, la giornata di mobilitazione nazionale “RIPARTIRE DAL LAVORO” organizzata dalle principali confederazioni sindacali italiane, CGIL, CISL e UIL. Una manifestazione improntata su tema strategico del lavoro, in un momento storico fondamentale per la ripresa del paese dopo lo stallo della pandemia covid-19.
La giornata di mobilitazione nazionale riprodotta su scala regionale in Molise è stata organizzata, con grande impegno degli addetti ai lavori, nell’auditorium di Isernia. La scelta di Isernia come perno di un’area di crisi complessa ormai diffusa è una scelta ponderata in un momento di ripartenza come questo, che può diventare monito di svolta per la regione che rinviene in questo territorio una parte considerevole di economia. Inoltre portare una mobilitazione, tipicamente di piazza, all’interno di un auditorium ha permesso di rispettare grazie alla sua vasta capienza, le numerose norme di sicurezza sul distanziamento sociale.
E’ stata la prima manifestazione in regione Molise post Covid-19 organizzata in presenza e in numeri considerevoli, che ha permesso agli addetti ai lavori delle principali sigle sindacali di far toccare con mano ai presenti riuniti, il lavoro incessante fatto durante la pandemia per i lavoratori, le famiglie, il welfare. Un lavoro congiunto di condivisione e dialogo con il governo per il sostentamento sociale e contenimento della crisi del periodo pandemico.
Il tema della giornata di mobilitazione nazionale che ha riecheggiato durante l’intera mattinata dedicata all’incontro è stato “RIPARTIRE DAL LAVORO”. Uno slogan pregno di significato che ha permesso a tutti i partecipanti e i delegati interventi di sviscerare le problematiche che hanno portato ad una simile manifestazione. Se in un primo momento di forte difficoltà, il governo e le istituzioni competenti hanno lavorato con i sindacati per poter conoscere da vicino le problematiche inerenti le diverse tipologie di forza lavoro, organizzazione, lavoro e competenze durante i momenti di chiusura parziale e totale delle diverse fabbriche e aziende definite “non indispensabili” e agire di conseguenza per regolarle, successivamente il confronto e il dialogo sono svaniti.
Il governo passando ad occuparsi della ricerca ed accettazione dei fondi necessari per poter ripartire e riavviare l’economia italiana alla luce di una crisi annunciata all’uscita della pandemia, ha tralasciato il confronto e la collaborazione con chi si occupa praticamente della gestione e delle dinamiche legate al lavoro e ai lavoratori. I sindacati quindi sono stati lasciati fuori dalla contrattazione delle condizioni post Covid-19. Fuori dalla programmazione e gestione delle risorse che serviranno alla ripresa del sistema paese. Questo non è possibile per un paese la cui forza lavoro può essere valorizzata e utilizzata per uscire dal periodo di stallo che ha subito. Non è possibile rimanere fermi difronte alla necessità di dover scegliere in maniera oculata per il futuro della società intera.
E’ questo che spinto le principali confederazioni sindacali a manifestare in maniera unitaria in tutta Italia per lanciare un segnale forte al governo, al paese. Una scossa al confronto con le parti sociali che sentono il peso della responsabilità di scelte non fatte dal governo, rimandate nel tempo senza motivo. Ad una svolta della programmazione per la gestione di fondi che possono fare il futuro del paese in maniera concreta, non solo la cura momentanea dell’emergenza.
La manifestazione è stata presieduta dagli esponenti delle confederazioni Cgil, Cisl e Uil nelle persone di Paolo De Socio che ha moderato l’incontro, Gianni Notaro e Tecla Boccardo. La manifestazione ha ospitato inoltre il Segretario Confederale Nazionale Cisl, Giulio Romani a cui sono state affidate le conclusioni. L’apertura dell’adunanza è stata affidata alla Boccardo che ha proceduto ad una panoramica puntuale della situazione regionale di crisi del comparto agricolo, avicolo e industriale evidenziando il potenziale della regione Molise e della mancanza di interesse delle istituzioni verso una valorizzazione e programmazione degli interventi in favore del territorio e dei suoi lavoratori che orami sfiduciati si trovano a dover percepire ammortizzatori sociali agli sgoccioli senza prospettive fattive per il futuro proprio e delle loro famiglie.
E’ stata evidenziata la forte inadeguatezza e precarietà della sanità molisana, già conosciuta ai più, ma che durante il periodo della pandemia ha fatto tremare realmente la regione. E tutt’ora versa in un inconsistente organizzazione adeguata Covid-19.
Come la sanità anche la scuola, settore fortemente colpito e precario nello svolgere il proprio ruolo per la società. E in Molise ancor più, a causa di reti e infrastrutture telematiche obsolete o non collegate a copertura del territorio. Il che ha comportato per le famiglie nel periodo del lock down un forte stato di frustrazione ed impotenza non solo per i figli che dovevano svolgere lezioni online a intermittenza, ma anche per il lavoro da casa, famoso smart-working che non sempre è stato possibile per la carenza di mezzi.
Diversi gli interventi dei delegati CISL dei maggiori comparti produttivi interregionali dalle industrie meccaniche, edili, agricole, pubblica amministrazione e turismo. Tutte analisi attente di lavoratori e responsabili che hanno mostrato a tutti quanto il lavoro di alcuni non si sia mai fermato e abbia permesso ad altri di percepire misure di sostegno. Di quanto sia necessario essere organizzati e pronti ad affrontare emergenze lavorative pur di non fermare il paese, con turni doppi ed estenuanti, di sacrifici personali per poter contribuire al sistema. Di quanto il sindacato abbia lavorato per tutelare i lavoratori in un periodo in cui la tutela del lavoro poteva sembrare secondaria. Di quanto il lavoro sia diventato forza motrice del paese, e di quanti lavori sconosciuti si siano scoperti indispensabili.
Una mattinata scandita in maniera ordinata e composta nelle tempistiche d’intervento, quella della mobilitazione nazionale ad Isernia. Auditorium gremito pur nel distanziamento sociale, colorato dalle bandiere, dai foulard, dai cappellini delle diverse confederazioni e partecipanti intervenuti. Una manifestazione nuova nelle modalità, ma con l’intento di sempre di ottenere risultati concreti e fattivi.
Le conclusioni affidate all’ospite d’eccezione dell’evento, il Segretario Confederale Nazionale Cisl, Giulio Romani hanno dato alla manifestazione un’impronta forte a coloro che hanno partecipato e un messaggio di concretezza per la regione, un guanto di sfida alla rinascita del territorio partendo dalla valorizzazione dei luoghi e allo sviluppo dell’economia locale puntando sulla green economy, la ristrutturazione delle reti infrastrutturali, l’edilizia sostenibile, la sanità pubblica.
E’ fondamentale ha detto Romani che si sia attenti e pronti ad agire in questo momento. Non è possibile rimanere a guardare, temporeggiare rispetto a scelte che riguardano il futuro e la ripresa, il rinnovo del sistema paese. Lo devono fare tutti, le istituzioni in primis con il dialogo e la concertazione con le parti sociali. E’ impellente e doveroso collaborare e mettere sul tavolo proposte concrete di programmazione e investimento delle risorse che verranno destinate all’Italia. Non bisogna attendere che piovano finanziamenti a pioggia che possano dare benefici ai più senza una reale progettazione. E’ necessario canalizzare i fondi, investirli non spenderli senza linee guida. E’ quindi necessario pensare in grande, pensare oculatamente, non al qui ed ora, ma al futuro e ai benefici che questi investimenti potranno dare nel prossimo futuro e in avvenire. E’ questo che rivendicano unitariamnete con forza le confederazioni sindacali.
Si deve agire quindi sul lavoro, riformarlo alla luce delle nuove modalità di lavoro agile che devono essere disciplinate e organizzate secondo regole di tutela. Il lock down ha coniato la nuova formula dello smart working che altro non è stato che un lavoro h 24. Un’onda. Che ha inciso sullo stile di vita, sulle tempistiche delle proprie famiglie, sui figli, catalizzando le proprie energie su uno schermo, rendendo evanescenti gli orari e le modalità di pausa. Permettendo ai datori di lavoro il controllo delle attività illimitatamente, sfruttando anche ammortizzatori sociali sulle spalle di chi ha lavorato ininterrottamente. Non è accettabile.
La pandemia ha dato una sferzata alla società intera in tutti gli ambiti, ha lasciato segni indelebili in diversi comparti dell’economia e in alcuni lavori più che in altri. Ma in ogni caso ha lasciato anche degli insegnamenti, delle sfide da affrontare per adeguare la società a nuovi nemici invisibili come una malattia mondiale.
Si deve agire concretamente sulle tempistiche d’azione e lo si deve fare in maniera intelligente. Si deve “RIPARTIRE DAL LAVORO” non è solo uno slogan, si deve fare proprio questo concetto ad ogni livello. Si deve agire sul lavoro con concretezza, è necessario defiscalizzare i contratti di lavoro per creare introito pubblico. Rinnovare i contratti collettivi nazionali pubblici e privati. In questo modo si potrà ripartire come sistema paese, valorizzando i lavoratori e incentivando le imprese all’impiego.
E’ necessario parlare di lavoratori, di riconoscere il lavoro, incentivarlo. Non si può parlare di eroi sul posto di lavoro. Gli eroi, sono coloro che in genere, si sacrificano e muoiono. Non ci si può permettere di fare delle lapidi, ma va garantito che il lavoro sia riconosciuto per l’utilità e il valore che ha. La società ha mostrato la capacità di fronteggiare l’emergenza, si è rimboccata le maniche e lo ha fatto con il proprio lavoro e le proprie capacità. E’ necessario che il governo, la programmazione, sia in grado di garantire strumenti e modalità necessarie al lavoratore per poter essere pronto al cambiamento che non è solo l’emergenza, ma anche l’adeguamento ai tempi moderni e ad una nuova concezione del lavoro. L’emergenza ha solo evidenziato quanto il paese fosse fossilizzato su modelli ormai superati e impreparato in qualche modo. Va cambiata la cultura del lavoro, l’approccio al lavoro e il lavoratore. Si deve puntare sulla formazione continua come ammortizzatore sociale, come primo ammortizzatore sociale del paese in grado di controllare ogni cambiamento della società.
Ricorda in ultimo, il segretario Confederale Nazionale, che la Costituzione Italiana apre con l’art.1 affermando che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, ma l’art. 4 precisa che :
“La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.”
E’ proprio il lavoro del singolo quindi a concorrere al progresso materiale e spirituale della società. Bisogna per questo ripartire dal lavoro, dalla sua tutela, dalla ricostruzione del lavoro perso, quello sospeso e quello che dovrà trovare nuova forma. Bisogna avere volontà ricostruente, la stessa che ha spinto i padri fondatori a ricostruire la nazione che ci ha dato i natali.