<< NESSUNO SI SALVA DAL SOLO >>

Per quanti avessero perso l’intervista esclusiva al pontefice Papa Francesco, trasmessa dal TG5 domenica 10 gennaio 2020, è questa l’occasione per poterne assaporare il valore.

Non accade spesso che il Papa venga avvicinato per rilasciare interviste di così ampio respiro, come quella trasmessa in esclusiva mondiale da canale 5, realizzata dal giornalista Fabio Marchese Ragona nella residenza Santa Marta, in Vaticano a Papa Francesco.

Di particolare impatto è risultata l’intervista al pontefice, che con la sua straordinaria umiltà e semplicità è entrato nelle case degli italiani come fosse un loro caro. L’impronta data all’intervista è stata quella di una chiacchierata in cui il Papa ha mostrato tutta la sua preoccupazione e la sua speranza verso il prossimo futuro segnato ancora dall’emergenza Covid-19.

I temi a cui il giornalista ha fatto riferimento e altri toccati direttamente dal Santo Padre sono quelli più attuali come la pandemia, il vaccino, i poveri, i nuovi poveri da pandemia, l’aborto, le violenze, le guerre, la politica, le differenze culturali e mondiali. Temi sempre attuali e irrisolti che caratterizzano i notiziari in maniera quotidiana. Ma quello che ha lasciato il segno è stato ascoltare il pensiero del Papa rispetto a questi temi e la sua capacità di vagliare gli eventi sotto un’altra luce. Il Papa ha portato avanti il suo intervento attraverso un filo conduttore legato a semplici parole, forse sottovalutate dai più, che non smettono mai di produrre valore sociale, ed ora in particolar modo.

Il Papa ha fatto appello alla FRATERNITA’, alla VICINANZA, alla COMUNITA’, al NOI, alla FEDE.

Non si tratta di una visione prettamente religiosa che il Papa ha utilizzato nell’approccio ai temi presentati, bensì ne ha fatto una questione umana. La condizione pandemica ci ha messo difronte ad una situazione del tutto nuova ed inaspettata, soprattutto nel III° millennio e in una società ormai evoluta come quella attuale, in cui si pensa che nulla possa minare le nostre sicurezze e che l’uomo abbia acquisito tutto lo scibile e controlli la maggior parte di esso. Ebbene la pandemia non ha fatto altro che mischiare nuovamente le carte e creare una nuova sfida, forse la più ardua dei nostri giorni, la quale ha minato gli equilibri mondiali in modo inatteso.

Il Papa afferma che nonostante la gravità di questa pandemia che ha fermato il mondo per mesi e che ancora fa sentire i suoi effetti in maniera evidente, è necessario cogliere un insegnamento da ciò che sta accadendo. Prima o poi si uscirà da questa situazione e allora si tireranno le somme di quanto abbiamo vissuto. Ci sono quindi due strade da poter seguire secondo il pontefice, la prima è quella di uscirne vuoti e peggiori.                 La seconda è quella che ci dovrebbe far uscire dalla crisi migliorati. Se così non fosse, la sconfitta sarebbe doppia in quanto si conterebbero solo vittime. Le crisi non lasciano mai le cose invariate, producono un cambiamento inevitabilmente.  E’ quindi su questo che si deve porre l’attenzione. Ci troviamo in una guerra con un nemico invisibile, è una sorta di Terza guerra mondiale in quanto la pandemia coinvolge il mondo intero, ma il mondo era già in guerra. In alcuni posti del mondo le guerre di sangue continuano a mietere vittime a contare sfollati. Ci sono guerre che durano da decenni, e in quei posti ci sono bambini nati in tempi di guerra che quindi non hanno mai conosciuto la pace. Ecco la pace dovrebbe contagiare il mondo intero, se coloro che sono in guerra risparmiassero i finanziamenti per le guerre per un solo mese, darebbero da mangiare a coloro che hanno fame per un intero anno sottolinea il Papa.

Quindi l’uscita dalla pandemia non si può avere solo con il vaccino, ma l’effetto deve essere più ampio, si deve puntare alla pace. La pace è una cosa da prendere sul serio. Si esce dalla crisi con concetti concreti, non con delle fantasie. Il primo passo concreto e tangibile è certamente il vaccino. Anche il Papa si è messo in lista per vaccinarsi. Ed è per lui un passo fondamentale, oltre che eticamente necessario che va fatto da tutti. Vaccinarsi significa essere altruisti. C’è in gioco la vita di tutti, non si può rimanere egoisti difronte ad una cosa così. Inoltre, il vaccino è uno strumento che ci ha sempre preservato dalle malattie, siamo stati vaccinati sin da piccoli da diverse malattie, fortunatamente debellate, alcune anche invalidanti.  Non è chiaro come mai siano sempre più diffusi gruppi di negazionisti e contrari all’ovvio.  Viene fuori un concetto opposto a quello che dovrebbe prevalere in questo momento, ossia l’egoismo che pervade l’altruismo.

Il Papa ci fa toccare con mano il concetto di egoismo e della parola “io” come rappresentazione del singolo individuo. Evidenzia come tutto ciò possa portare a generare fenomeni di indifferenza, menefreghismo, lontananza e distruzione, soprattutto in questo momento. Nella condizione attuale non è concepibile ragionare in termini di singole unità, ma il concetto va esteso alla comunità, al noi come unione di fratelli. Il monito del Papa è quello di creare fraternità, ossia vicinanza. E’ questo che la società in tutte le sue sfere deve creare.                 Bisogna creare vicinanza ai problemi della povertà, dell’immigrazione, dell’emarginazione sociale, a tutti quelle piccole richieste di aiuto inespresse che ognuno nel suo piccolo rileva. Non si può rimanere indifferenti e ciechi difronte alle problematiche che ogni giorno sono sotto i nostri occhi.                       Il menefreghismo che dilaga in questa cultura moderna, segnata dall’arrivismo e dalla perfezione, che lascia indietro gli ultimi e scarta ciò che è imperfetto o debole per la società non potrà uscire dalla crisi migliorata, se non aggiusta il tiro mentre la sta vivendo.  Costruire il concetto di comunità e sentirsi aggregati a suo interno può portare a ragionare secondo l’idea del “noi” come insieme di fratelli bisognosi allo stesso modo dell’altro.

Non è questo il momento di personalismi e individualismi, non lo è mai in realtà. Deve essere un concetto chiaro per tutti e in particolar modo alla classe dirigente e ai politici. La politica risulta essere la forma più nobile di attività se esercitata per il bene comune, al contrario se basata su interessi personali arreca danno alla stessa comunità. Non è questo il momento di convinzioni proprie e di negoziati individuali, ma si deve essere all’altezza della situazione, ossia uniti in maniera salda verso la risoluzione della crisi. I conflitti in questo momento dice il Pontefice, devono andare in vacanza.

Adesso è un momento di semina comune, la parola chiave per superare la situazione attuale è la vicinanza esercitata in tutte le sue forme. Dobbiamo ingegnarci per questo fine. La pandemia ha creato nuovi poveri è questo uno dei problemi più lampanti nella nostra società, e a queste persone ognuno deve stare vicino. Non si tratta solo di una vicinanza economica, che è fondamentale, ma soprattutto di accoglienza e supporto affinché non si produca un abbandono e una povertà sociale del singolo. La Caritas, ad esempio, nel periodo pandemico ha più che raddoppiato le richieste d’aiuto a cui far fronte. A queste persone il Papa dice che non vanno date delle risposte, ma ad ognuno va chiesto di cosa può aver bisogno. E così che si crea la vicinanza, l’accoglienza e la fraternità.

Il giornalista infine chiede al Papa che cosa significhi la fede per lui. La sua risposta lascia ampio spazio di riflessione in quanto secondo il Santo Padre, la fede è un dono che il Signore fa ognuno di noi. Non è qualcosa che si può comprare. Molti non ce l’hanno è vero, ma il Papa afferma che la fede è una questione di vicinanza a Dio. L’unico atteggiamento è aprirsi per ricevere il dono della fede e della speranza. La Fede è un dono che va richiesto, se ci si sente vicino a Dio essa arriva. Ecco perché molti nel momento del bisogno, in momenti difficili e anche durante la pandemia, hanno avuto la fede come dono. Ossia si sono aperti alla speranza e a Dio e hanno creduto.  La fede può creare l’apertura all’altro e dare speranza alla comunità.

Il Pontefice in ogni sua parola ha permesso alla gente di cogliere un significato nascosto. Ognuno ha potuto trovare la risposta che cercava a tanti quesiti inespressi fin ora. Vedere il Papa in questo atteggiamento fraterno di condivisione del proprio punto di vista ha dato speranza a molti. Il Papa si è mostrato anche nella sua veste umana e il disagio che lui, come tutti, sta vivendo nell’essere letteralmente “ingabbiato” senza poter incontrare i suoi fedeli. Non può vivere la libertà di abbracciare i più bisognosi e incontrare i popoli del mondo dopo aver rimandato diversi viaggi. Ma è fermo nel rispetto di tutte le restrizioni per poter scongiurare la pandemia. E dice fermamente che tutto ciò è necessario e doveroso per tutti se vogliamo che funzioni. Certo è difficile, lo è stato per tutti durante il primo lock down, e lo è ancora oggi, ma Francesco dice che va preso con intelligenza, ci si deve fermare e prendere la vita come viene, pregare di più, telefonare, rimanere in contatto con tutti e approfittarne per parlare dipiù e cogliere la concretezza, così come ha fatto anche lui.

“L’Augurio di Papa Francesco è che possiamo uscire dalla crisi migliori ognuno di noi prenda coraggio e pensi agli altri. L’augurio che non ci sia la cultura dello scarto e dell’indifferenza, ma della fratellanza e della vicinanza, chiedersi come ci si può fare vicini all’altro, che non è una presenza fisica, ma per aiutare. Che non ci siano atteggiamenti egoistici dell’io soprattutto nei gruppi dirigenziali, imprenditoriali, politici, religiosi, mai fare una questione personale o singolare, quello avverrà dopo. E’ tempo di unità, l’unità è più grande del conflitto. E poi pregare, pregare di più.                                                                                                           In questa situazione inedita in cui tutto sembra vacillare aiutiamoci a restare saldi in ciò che conta davvero”.

Il filo conduttore seguito dal Santo Padre, è riconducibile in sintesi al titolo d’aperture, ossia “NESSUNO SI SALVA DA SOLO”. Portiamo con noi quotidiano questo messaggio!

 

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